domenica 28 luglio 2013

La casa nera

Ci sono notti in cui manderesti tutto in malora, magari perché hai nello stomaco una pizza che ancora lievita come uno schifoso blob in fermentazione, oppure perché, nonostante le finestre spalancate, ti rigiri nel letto senza prendere sonno per il troppo caldo, annaspando nel tuo sudario di personale (in)sofferenza.
Sono notti interminabili, fai la spola tra il frigorifero (in cui ogni tanto, bisogna ammetterlo, indugi col viso proteso a cercare un minimo di refrigerio) per un fresco bicchiere d'acqua e il bagno (che per questioni fisiologiche segue sempre la visita in cucina).
Poi provi a dormire, a volte ci riesci, altre no. Allora cedi, ammetti la tua sconfitta personale e te ne vai in sala; chissà che la tv non concili un sonno che proprio non ne vuole sapere di arrivare.
Ed ecco che accendi, primo canale, niente.
Secondo, terzo... film cecoslovacco del 1934 (wow, fantastico...) inizi a pensare che rimettere il culo sul materasso umidiccio che ti sei appena lasciato in camera non sia così male, ma poi, continuando a fare zapping, arrivi su Rai4, e lì ti imbatti in un film che sa di antico, come un vecchio amico che non vedi ormai da anni.
E' ciò che è successo qualche notte fa, quando mi sono rimbalzate davanti agli occhi le immagini de "La casa nera", splendido film di Wes Craven (il papà di Freddy Krueger e della tetralogia Scream) con protagonista una famiglia di pazzi degenerati.
"La casa nera", il cui titolo originale "The people under the stairs" è assai più efficace, narra la storia di un ragazzino di colore con la madre malata di cancro. L'america è quella dei tempi moderni (il film è del '91) in cui esistono ancora città e sacche di sottocultura in cui essere nero è una condanna. La sua famiglia non ha soldi per le cure (che probabilmente la salverebbero) e vive una casa dalla quale il padrone (altrettanto probabilmente un bianco, c'è da giurarci) li vuole cacciare al più presto. Così, un giorno, un amico di famiglia, con il vizio del furto con scasso, lo coinvolge in un piano a prova d'errore: svaligiare la casa di una coppia di ricchi bianchi senza cuore.
Quando la gang dello scasso (sono in tutto tre persone, oltre al ragazzino e all'amico di famiglia c'è anche un cazzaro senza arte né parte) riuscirà ad entrare in casa si pentirà amaramente della scelta: inizierà un incubo senza fine, perché in quella casa non sono soli.
Non voglio raccontarvi troppo della trama, perché ci sono continue scene che fanno saltare sulla sedia e capaci di regalarvi (finalmente!) autentici brividi di trepidazione e paura (se non di puro panico). Alla fine del film rimane un'ora e mezza trascorsa in silenzio, con gli occhi fissi su ciò che avviene in quella casa, ammirando ciò che appare più un'acuta e graffiante metafora della società contemporanea piuttosto che il solito film horror.
Titoli di coda...
... e finalmente dalle finestre arriva l'agognata brezza della notte.
Buona notte a tutti...

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