giovedì 26 settembre 2013

Into Darkness: Star Trek II

Non molte sere fa ho visto l'ultimo film della saga cinematografica di Star Trek.
Il dodicesimo in assoluto ma, come ricorda il titolo, il secondo della nuova versione, quella ideata e prodotta da JJ Abrams, l'ideatore di Lost e prossimo padrino della terza trilogia di Star Wars.
Breve vademecum per i più distratti: La serie classica, quella con Kirk-Shatner, Spock-Nimoy ecc ecc era nata come telefilm all'inizio degli anni 60 e, dopo tre stagioni era stata bruscamente cancellata, salvo poi nascere a nuova vita con ben sei pellicole cinematografiche ad alto impatto.
Ciò che caratterizzava la serie classica era il valore metaforico delle varie puntate, lì si parlava dei concetti più profondi e dibattuti della società del tempo (dibattuti anche oggi, del resto) e dei valori fondanti dell'umanità: l'amore, la morte, la fratellanza, l'amicizia, la fedeltà, il tradimento, l'odio, la paura del diverso, la morale e l'etica.
C'erano molti aspetti filosofici pur senza avere la pretesa di insegnare alcunché, perché, in fondo, si trattava di fantascienza (genere da sempre visto come un ghetto per stupidi sognatori) e invece...
Invece col tempo quella di Star Trek è diventata Filosofia, con la F maiuscola, ha influenzato anche la NASA in sue diverse iniziative e ha creato una vera e propria rete di adepti in tutto il mondo: i trekkies.
Furono i trekkies, numerosissimi ovunque a mantenere vivo l'interesse per la serie televisiva degli anni 60, e fu da questo interesse che nacquero i film e le successive serie TV, che diedero a loro volta vita ad altri quattro film fino a che non parve a tutti quanti che l'universo di Star Trek dovesse finire.

Per poi ricominciare.

Nuovi attori, la storia si reinventa in un nuovo continuum temporale (benedetti viaggi nel tempo!) e tutto si riscrive, rimanendo fedeli al passato (o al futuro?) e inventando nuovi mostri, nuovi nemici.
Grandi budget, incassi stratosferici, tutto aggiornato ai giorni d'oggi, ma un problema di fondo che rimane: non è Star Trek.
Se è vero che i dialoghi tra i membri della nave, Kirk, Spock, McCoy (fantastico Karl Urban), Scotty, Uhura, Sulu e Chekov, si mantengono brillanti e a volte esilaranti, mi sembra che manchi la profondità, la sostanza che ti faceva dire, "Questo sì che è un vero Star Trek!"

Il mio Star Trek preferito fu L'ira di Khan, che con questo Into Darkness ha diverse attinenze (e qui smetto di spoilerare), ma riguardandoli, pur apprezzando il salto tecnologico di quest'ultimo, non posso fare a meno di rimanere ancorato alla storia e al pathos dell'Ira di Khan e delle sue iperboli, delle sue citazioni shakespeariane e a Ricardo Montalban-Khan che, morente, grida: "No, no, non puoi sfuggire. Dal cuore dell'inferno io ti infilzo...in nome dell'odio, io sputo il mio ultimo respiro su di te."

Fantastico!


mercoledì 25 settembre 2013

La Costa Discordia

La scorsa settimana abbiamo assistito al raddrizzamento della Costa Concordia, la celeberrima nave da crociera naufragata lo scorso anno grazie alle sapienti manovre del Capitano Schettino.
Lo ammetto, mi ha colpito il risalto dato a livello mediatico alla cosa (anche a livello internazionale parrebbe), ma quello che non solo mi ha colpito, ma mi ha veramente indignato, è stato il coro di peana nei confronti dell'Italia levatosi da tutto l'establishment della politica italiana.
Giusto per citare i più rappresentativi:

Letta: "Abbiamo mostrato al mondo cosa può fare l'Italia"
Alfano: "La positiva conclusione delle operazioni sulla Costa Concordia e' un grande risultato..."

Ecco, grande, bene così, raddrizzata la nave, grandi feste e pettorali in mostra, ma questa vicenda assomiglia sempre più alla metafora dei giorni nostri. Con i nostri politici nei panni maldestri e criminali di Schettino e la nostra povera Italia nei panni della mastodontica nave naufragata.

L'operazione del raddrizzamento della Concordia è stata, per fortuna, a carico della Costa Crociere e della sua compagnia d'assicurazione: 600.000.000 €. E' stata diretta da tale Nick Sloane, senior salvage master sudafricano aiutato da un team internazionale di esperti. E poi c'è stata la collaborazione logistica della Protezione Civile che ha messo in campo mezzi, uomini e logistica.
Ma io continuo a chiedermi, di cosa c'è da essere orgogliosi?
Di aver raddrizzato una nave?
Intanto a Venezia, e non solo, assistiamo sempre più spesso ad 'inchini' via via più pericolosi, allora mi chiedo: "A quando una nuova tragedia del genere?"
Intanto la politica, cosa fa, a parte unirsi nelle sbrodolanti lodi all'Italia.
E' divisa su tutto: abbiamo una maggioranza divisa, un partito di maggioranza diviso al proprio interno. Tutti si rinfacciano tutto: ultimatum, diktat, auspici, aut aut, minacce di crisi, richieste di grazia e salvacondotti.
Lo fanno da sempre, ma fa parte del gioco, perché sanno di non essere in grado di raddrizzare questa nave, così fanno sì che l'orchestra continui a suonare la solita musica fatta di arpeggi stonati e di strimpellii senza senso. Sperano di sfinirci, sperano che farci vedere la luce allevierà le nostre pene, ma qui si continua a morire, a morire di lavoro e della sua mancanza, a morire di malavita e di violenza domestica.
E chi vive, sempre più spesso sopravvivere.
Le scialuppe ormai non ci sono più, le hanno prese i soliti noti.
Non è questo il mondo che voglio, spero solo di salvarmi dal naufragio, perché già vedo gente accanto a me che precipita in mare.
Allora tengo duro, come tanti, come troppi.