venerdì 8 agosto 2014

Le sultane

Dopo aver letto l'adrenalinico 'Radiomorte' di Gianluca Morozzi e il crepuscolare e splendido 'Il silenzio della bassa' di Massimo Fagnoni ho deciso di passare a 'Le sultane' (Elliot Edizioni) dell'amica Marilù Oliva.
Per chi non lo sapesse, Marilù è un autentico vulcano: oltre che madre e moglie è insegnante di scuola superiore, collaboratrice di testate giornalistiche e scrittrice sopraffina.
Chi sono le sultane?
Sono tre donne, tre vecchie (uso il termine vecchia non a caso): Wilma, Mafalda e Nunzia.
Nel loro condominio di via Damasco a Bologna, vivono la loro esistenza tra partite a scala quaranta, pettegolezzi e poco altro. A quel punto della vita si tende a tirare le somme e per tutte e tre il risultato è assai inferiore alle attese, ma ha senso ribellarsi, ha senso aspirare a qualcosa di nuovo?
Apparentemente no.
Ma un giorno, una giovane vicina di casa un po' tamarra di nome Carmela, un paio di scarpe rosa un po' frivole di Wilma, il fidanzato senegalese della tamarra di nome Bubi, cinque birilli, la derisione, la rabbia e la follia innescheranno un meccanismo che darà il là ad uno dei libri più divertenti che ricordi. Ma non fatevi trarre in inganno: non è una commedia, o meglio, può essere vista come commedia se poi gli si appiccica un bel 'nerissima' accanto. E non finisce qua, perché i personaggi delle tre vecchie sono ottimamente caratterizzati e Wilma, Mafalda e Nunzia prendono magicamente vita, pagina dopo pagina, con i loro problemi, i loro rimpianti e la fatica di un'età che non ammette diritto alla felicità. Sono donne, madri e mogli sconfitte dalla vita, il ticchettare del tempo si fa sentire sempre più, relegandole in un microcosmo che si presterebbe anche ad una rappresentazione teatrale. E lì la complessità del microcosmo si espande come per magia, facendoci capire che non importa essere giovani e belli per amare, per sognare, per sbagliare, per passare il limite, per ravvedersi, in una parola, per vivere. Basta solo essere vivi, per quanto vecchi.
Applausi.

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