Lo ammetto, mi ha colpito il risalto dato a livello mediatico alla cosa (anche a livello internazionale parrebbe), ma quello che non solo mi ha colpito, ma mi ha veramente indignato, è stato il coro di peana nei confronti dell'Italia levatosi da tutto l'establishment della politica italiana.
Giusto per citare i più rappresentativi:
Letta: "Abbiamo mostrato al mondo cosa può fare l'Italia"
Alfano: "La positiva conclusione delle operazioni sulla Costa Concordia e' un grande risultato..."
Ecco, grande, bene così, raddrizzata la nave, grandi feste e pettorali in mostra, ma questa vicenda assomiglia sempre più alla metafora dei giorni nostri. Con i nostri politici nei panni maldestri e criminali di Schettino e la nostra povera Italia nei panni della mastodontica nave naufragata.
L'operazione del raddrizzamento della Concordia è stata, per fortuna, a carico della Costa Crociere e della sua compagnia d'assicurazione: 600.000.000 €. E' stata diretta da tale Nick Sloane, senior salvage master sudafricano aiutato da un team internazionale di esperti. E poi c'è stata la collaborazione logistica della Protezione Civile che ha messo in campo mezzi, uomini e logistica.
Ma io continuo a chiedermi, di cosa c'è da essere orgogliosi?
Di aver raddrizzato una nave?
Intanto a Venezia, e non solo, assistiamo sempre più spesso ad 'inchini' via via più pericolosi, allora mi chiedo: "A quando una nuova tragedia del genere?"
Intanto la politica, cosa fa, a parte unirsi nelle sbrodolanti lodi all'Italia.
E' divisa su tutto: abbiamo una maggioranza divisa, un partito di maggioranza diviso al proprio interno. Tutti si rinfacciano tutto: ultimatum, diktat, auspici, aut aut, minacce di crisi, richieste di grazia e salvacondotti.
Lo fanno da sempre, ma fa parte del gioco, perché sanno di non essere in grado di raddrizzare questa nave, così fanno sì che l'orchestra continui a suonare la solita musica fatta di arpeggi stonati e di strimpellii senza senso. Sperano di sfinirci, sperano che farci vedere la luce allevierà le nostre pene, ma qui si continua a morire, a morire di lavoro e della sua mancanza, a morire di malavita e di violenza domestica.
E chi vive, sempre più spesso sopravvivere.
Le scialuppe ormai non ci sono più, le hanno prese i soliti noti.
Non è questo il mondo che voglio, spero solo di salvarmi dal naufragio, perché già vedo gente accanto a me che precipita in mare.
Allora tengo duro, come tanti, come troppi.
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