mercoledì 25 settembre 2013

La Costa Discordia

La scorsa settimana abbiamo assistito al raddrizzamento della Costa Concordia, la celeberrima nave da crociera naufragata lo scorso anno grazie alle sapienti manovre del Capitano Schettino.
Lo ammetto, mi ha colpito il risalto dato a livello mediatico alla cosa (anche a livello internazionale parrebbe), ma quello che non solo mi ha colpito, ma mi ha veramente indignato, è stato il coro di peana nei confronti dell'Italia levatosi da tutto l'establishment della politica italiana.
Giusto per citare i più rappresentativi:

Letta: "Abbiamo mostrato al mondo cosa può fare l'Italia"
Alfano: "La positiva conclusione delle operazioni sulla Costa Concordia e' un grande risultato..."

Ecco, grande, bene così, raddrizzata la nave, grandi feste e pettorali in mostra, ma questa vicenda assomiglia sempre più alla metafora dei giorni nostri. Con i nostri politici nei panni maldestri e criminali di Schettino e la nostra povera Italia nei panni della mastodontica nave naufragata.

L'operazione del raddrizzamento della Concordia è stata, per fortuna, a carico della Costa Crociere e della sua compagnia d'assicurazione: 600.000.000 €. E' stata diretta da tale Nick Sloane, senior salvage master sudafricano aiutato da un team internazionale di esperti. E poi c'è stata la collaborazione logistica della Protezione Civile che ha messo in campo mezzi, uomini e logistica.
Ma io continuo a chiedermi, di cosa c'è da essere orgogliosi?
Di aver raddrizzato una nave?
Intanto a Venezia, e non solo, assistiamo sempre più spesso ad 'inchini' via via più pericolosi, allora mi chiedo: "A quando una nuova tragedia del genere?"
Intanto la politica, cosa fa, a parte unirsi nelle sbrodolanti lodi all'Italia.
E' divisa su tutto: abbiamo una maggioranza divisa, un partito di maggioranza diviso al proprio interno. Tutti si rinfacciano tutto: ultimatum, diktat, auspici, aut aut, minacce di crisi, richieste di grazia e salvacondotti.
Lo fanno da sempre, ma fa parte del gioco, perché sanno di non essere in grado di raddrizzare questa nave, così fanno sì che l'orchestra continui a suonare la solita musica fatta di arpeggi stonati e di strimpellii senza senso. Sperano di sfinirci, sperano che farci vedere la luce allevierà le nostre pene, ma qui si continua a morire, a morire di lavoro e della sua mancanza, a morire di malavita e di violenza domestica.
E chi vive, sempre più spesso sopravvivere.
Le scialuppe ormai non ci sono più, le hanno prese i soliti noti.
Non è questo il mondo che voglio, spero solo di salvarmi dal naufragio, perché già vedo gente accanto a me che precipita in mare.
Allora tengo duro, come tanti, come troppi.


Nessun commento:

Posta un commento